Prima ancora di aver
imparato a domarlo, l'uomo aveva conosciuto i pericoli del
fuoco e lo circondava di un alone di rispetto quasi
religioso.
Con i primi insediamenti urbani, l'incendio viene
considerato una vera calamità, di fronte alla quale gli
uomini appaiono totalmente indifesi; quante città,
dall'antichità ad oggi, o meglio, quante volte ogni città
è stata interamente distrutta dalle fiamme.
Ben presto gli
uomini si resero conto della necessità di una lotta
organizzata contro questo pericolo e dell'importanza della
prevenzione; prevenzione e lotta diventarono così le due
parole chiave del problema, valide ancora oggi.
In materia di prevenzione, la soluzione ideale sembrerebbe
quella di utilizzare soltanto materiali rigorosamente
incombustibili; l'immensa maggioranza dei materiali usati
dall'uomo per proteggersi, coprirsi, migliorare le proprie
condizioni di vita (legno, carta, tessili e plastica) è però
essenzialmente basata sulla chimica del carbonio e
dell'idrogeno; questi elementi sono in stato di ossidazione
tale da permettere la loro combustione all'aria in modo da
formare prodotti termodinamicamente stabili in atmosfera
ossidante: CO2 e H2O.
La prevenzione avrà dunque lo scopo di rendere difficile
l'inizio di un incendio, di rallentare la combustione e,
soprattutto, di impedire la propagazione delle fiamme. Ma,
naturalmente, tutti i mezzi fisici e chimici che essa mette
in opera, non possono sopprimere i fenomeni di ossidazione
legati alla natura stessa dei prodotti utilizzati e alle
leggi della termodinamica.
Nella lotta antincendio, il mezzo di estinzione più
vecchio, l'acqua, resta naturalmente il più utilizzato e
anche uno dei più potenti ma da qualche tempo a questa
parte, sono nati metodi più specifici: schiume, polveri,
acque "leggere", acqua nebulizzata, anidride
carbonica, prodotti alogenati, ecc..
Nuovo
estinguente
Al limite tra la prevenzione
e la lotta Antincendio, troviamo i metodi che permettono di
rilevare i focolai di incendio non appena si presentano e di
impedire la propagazione delle fiamme grazie ad un
intervento immediato e, di preferenza, automatico, che renda
inerte tutta l'atmosfera dell'ambiente interessato. Si
tratta dei sistemi detti a "saturazione totale".
In questo campo, i mezzi utilizzati sono: l'anidride
carbonica, i gas inerti e gli idrocarburi alogenati. Tra
questi ultimi, il trifluorometano o HFC 23 ( formula chimica
CHF3), che può essere utilizzato nella protezione delle
persone e delle cose.
I suoi vantaggi specifici sono: l'assenza di tossicità che
alle concentrazioni di progetto, ne garantisce l'utilizzo,
mentre le persone stanno ancora abbandonando l'area
d'incendio (contrariamente a quanto avviene con il CO2); una
grande efficacia, con una concentrazione in area del 16%, è
in grado di inibire la maggior parte delle combustioni;
innocuo sui materiali più delicati, con vantaggi
considerevoli rispetto all'acqua; minor impatto ambientale
con nessun effetto di depauperamento dell'ozono (ODP=ZERO).
Combustione ed
inibizione
L'ossigeno presenta una
elevata affinità con la maggior parte degli elementi, ed in
particolare, con l'idrogeno ed il carbonio, costituenti
essenziali dalle sostanze organiche; questa affinità si
manifesta con una elevata esotermicità delle reazioni di
ossidazione /157 Kcal per gruppo metilene) che determina una
elevata temperatura dei prodotti di reazione.
Quando il calore sprigionato dall'incendio non viene
rapidamente dissipato per convenzione, conduzione o per
radiazione, la velocità di trasformazione chimica continua
ad aumentare per effetto dell'aumento della temperatura; la
combustione si comunica allora rapidamente a tutta la massa
di materie e diventa difficile da controllare.
HFC 23 estingue gli incendi sia con mezzi fisici che
chimici, raggiungendo valori vicini alla capacità termica
totale dell'ambiente impedendo all'atmosfera di alimentare
la combustione.
Le concentrazioni per lo spegnimento sono inferiori a quelle
che sarebbero necessari al raggiungimento della capacità
termica, grazie alle caratteristiche dell' HFC 23 di
rimuovere i radicali liberi che alimentano la combustione.
La concentrazione di estinzione di HFC 23 per eptano normale
(metodo del bruciatore a tazza) è del 12% per volume contro
il 3.5% per l'Halon 1301. Tuttavia, se il confronto avviene
in peso, la quantità necessaria per l'estinzione è solo
1.6 volte quella dell'Halon 1301. La concentrazione minima
di progetto per saturazione totale deve essere il valore del
metodo "bruciatore a tazza" maggiorato almeno del
20% come fattore di sicurezza.
Tenuto conto dell'azione chimico-fisica dell'HFC 23, esso
sarà particolarmente efficace sulle fiamme di:
- Incendi riguardanti grassi, tanto solidi quanto liquidi,
idrocarburi, alcooli, solventi (classe B): senza alcuna
limitazione nell'uso;
- Incendi riguardanti gas, metano, propano, gas di città
(classe C): senza alcuna limitazione nell'uso;
- Incendi di materie secche, carta , tessuti , legno (classe
A): senza alcuna limitazione nell'uso;
In questi casi, l'HFC 23 spegne le fiamme ed impedisce la
propagazione del fuoco.
L'HFC 23 non si presta invece allo spegnimento degli incendi
che interessano:
- Prodotti chimici combustibili contenenti essi stessi
ossigeno di combustione (nitrati.)
- Incendi di metalli (sodio, potassio, magnesio, titanio,
zirconio, uranio, plutonio)
- Idruri metallici.
Esistono molecole diverse degli halon che presentano una
azione inibitrice del medesimo tipo: il cloro, il bromo,
l'acido bromidrico, il bromuro di metile, il
ferropentacarbonile, il piombo tetraetile, ecc.
La loro utilizzazione nella lotta Antincendio non è
tuttavia possibile, perché sono a loro volta combustibili
Fe(CO)5 o Pb(C2H5)4, altamente tossici e corrosivi.
il
trifluorometano: caratteristiche principali
L'HFC 23 è una sostanza
perfettamente definita, incolore, con odore leggero simile
all'etere, utilizzata per l'estinzione delle fiamme e come
fluido frigorifero, con bassa tossicità e nessun effetto di
depauperamento dell'ozono (ODP=ZERO),non contiene bromo né
clorofluorocarburi e ha proprietà dielettriche che ne
consentono l'utilizzo in impianti sotto tensione senza
temere gli effetti di una eventuale entrata in azione
intempestiva.
Alle normali temperature di utilizzazione (da - 20 a +50°C)
non si riscontra alcun effetto di attacco sui metalli.
SPECIFICHE DELL'HFC 23
Tenore
max. di umidità
ppm
25
Tenore
max. di incondensasbilità
(fase gassosa)
% in
volume
1,5
Variazione
max della temperatura
di ebollizione
°C
0,5
Tenore
di HCL o di cloruro
(test ai nitrati d'argento)
ppm in
peso
nessuno
Residuo
di evaporazione
% in
volume del liquido
10 - 2
Purezza
garantita
%
> 99
Analisi
minima
%
99,25
Colore
Incolore
Odore
Leggero
simile all'etere
TAB. - PRESSIONE ASSOLUTA
DELL'HFC
TEMP °C
PRESSIONE ASSOLUTA bar
-
100
0.3181
-
90
0.6281
-
80
1.144
-
70
1.948
-
60
3.135
-
50
4.810
-
40
7.090
-
30
10.10
-
20
13.99
-
10
18.91
0
25.05
5
28.65
10
32.64
15
37.05
20
41.93
25.9*
48.30**
*
TEMPERATURA CRITICA
**
PRESSIONE CRITICA
CARATTERISTICHE FISICHE GENERALI
UNITA'
Formula
chimica
CHF3
Denominazione
chimica
trifluorometano
Peso
molecolare
g
70.01
Punto
di fusione
°C
-155.2
Punto
di ebollizione a 1.013
°C
-82.0
Peso
specifico del liquido a 25°C
Kg dm-3
0.67
Peso
specifico del vapore saturo al punto di
ebollizione
Kg dm-3
4.66
Tensione
di vapore a 25°C
bar
47.29
Temperatura
critica
°C
25.9
Pressione
critica assoluta
bar
48.3
Volume
critico
cc/mole
133
Peso
specifico critico (densità critica)
Kg dm-3
0.525
Calore
specifico del liquido a 25°C
Kj.Kg-1.°C-1
1.549
Calore
specifico del vapore a 1.013 millibar e 25°C
Kj.Kg-1.°C-1
0.736
Calore
latente di evaporazione al punto di ebollizione
Kj.Kg-1
239.5
Conducibilità
termica a 25°C
liquido
watt.-1°C-1
0.0779
vapore
0,0012
Tensione
superficiale a 25°C
dynes.cm-1
9.5
Viscosità
a 25°C
liquido
Centipoise
0.083
vapore
( 1.013 millibar)
Centipoise
0.015
Solubilità
CHF3 in acqua a 1.013
millibar a 25°C
% in
peso
0.10
Acqua
in CHF3 a 10°C
ppm
500
Rigidità
dielettrica relativa a 1 atm - mmHg a 25°C
(N2=1.0)
1.04
effetti dell'hfc
23 sullo strato di ozono stratosferico
L'HFC 23 è un prodotto
puro, non è una miscela, non contiene bromo ne
clorofluorocarburi ed aggiunge a caratteristiche tecniche di
minor impatto ambientale, nessun effetto di depauperamento
della fascia di ozono (ODP=ZERO).
Tossicità
La sicurezza è una delle
caratteristiche essenziali nell'uso dell'HFC 23.
Nell'impiego del nuovo prodotto estinguente devono
intervenire quattro parametri principali:
- Determinazione della saturazione volumetrica in ambiente
- Variazione minima del livello di ossigeno nell'ambiente
interessato dopo la scarica
- Effetto del prodotto stesso
- Effetto dei prodotti di decomposizione e dell'agente
estinguente
Saturazione
volumetrica
L'assenza di tossicità alle
concentrazioni di progetto sono garantite dall'elevato
margine di sicurezza esistente tra i valori di
concentrazione necessari per spegnere gli incendi (16%) e
quelli massimi in cui non si riscontra nessun effetto nocivo
(NOAEL=50%).L'EPA ha testato l'HFC 23 con concentrazioni
sino al 30%, senza aggiunta di ossigeno, verificando
l'assenza di effetti cardio-tossici.
Questi valori assumono particolare rilevanza nel determinare
la concentrazione volumetrica, che abitualmente viene
calcolata "vuoto per pieno" nei sistemi a
"SATURAZIONE TOTALE". L'utilizzo del PF 23
rassicura progetti ed utenti anche nell'ipotesi di una
successiva occupazione volumetrica rilevante, poiché la
parte restante verrà saturata entro i valori accettati
(30%) ed in sicurezza per il personale.
effetti del
prodotto stesso
I risultati di vari studi
effettuati mostrano la tossicità del trifluorometano è
trascurabile. Tra questi risultati possiamo ricordare:
CLA (definita come minima dose letale per almeno uno dei
soggetti dell'esperimento) è stata stimata, nel ratto, a 15
minuti, del 60% della saturazione, corrispondente a 600.000
ppm in volume.
In base alle proprietà tossiche del prodotto la NFPA 2001,
in funzione della durata max di esposizione del personale
nel locale interessato, ha determinato i limiti di
concentrazione. L'evacuazione dovrà avvenire tra i 30"
e i 60" e comunque prima che l'estinguente ecceda la
soglia di saturazione del 30%.
prodotti di
decomposizione
L' HFC 23 ha una tossicità
propria, minima, tuttavia per il suo utilizzo bisogna tenere
anche conto dei prodotti di decomposizione termica di questo
agente estinguente, benché il loro livello sia molto basso
rispetto a quelli provocati dall'incendio.
L'odore pungente dei prodotti di decomposizione dell'HFC 23,
anche a livello di pochi ppm, costituisce un allarme
efficace, che impedisce l'entrata del personale prima che il
locale nel quale si è verificato l'incendio, sia stato
adeguatamente areato. E' chiaro d'altra parte che, qualora
vi sia un improvvisa e inopinata fuoriuscita di HFC 23 da
uno dei contenitori, è bene non attardarsi nell'ambiente
nel quale si è verificata la fuga.